"Il viaggio"
Era da tanto che aspettava quel giorno, finalmente aveva deciso che era giunto il momento di fare il grande passo, di fare quel viaggio che l'avrebbe portata a vivere la sua prima esperienza reale di spanking, da quel pomeriggio che, stroncando sul nascere tutte le obiezioni di suo marito, Anna e facendosi dare da lui la metà dei soldi che le servivano, era andata spedita e decisa all’agenzia di viaggi per comprare i biglietti del treno che l’avrebbe portata in un’altra città, in un'altra dimensione, in un altro mondo.
Un mondo di piacere e di dolore che lei aveva appena sfiorato.
Giunta all’agenzia aveva avuto l’amara sorpresa di scoprire che il costo dei biglietti andava ben oltre le sue poche finanze, pochi soldi guadagnati lavorando ad ore, ma ormai era decisa ad andare fino in fondo, ragion per cui chiamò al cellulare il marito spiegandogli il problema che, in verità, fu risolto in breve tempo.
Anna prenotò il viaggio un mese prima per usufruire di un cospicuo sconto ed uscì soddisfatta e felice dall’agenzia, ora doveva solo trovare qualcuno buono e generoso che le offrisse l’alloggio, ma per fortuna quel qualcuno non si fece attendere molto.
Infatti da quasi un anno Anna frequentava assiduamente un forum di spanking, cosa che aveva causato più di qualche diverbio col marito, ma alla fine aveva vinto lei ed ultimamente il marito la lasciava tranquilla di dialogare con gli amici di forum.
Fu proprio uno di questi amici, con il quale era nata un'affinità che andava ben oltre la semplice amicizia e che le aveva anche fatto scoprire, tramite le autopunizioni, le gioie della DD, che si offrì volentieri di pagarle l’alloggio, dunque non restava altro che aspettare.
E finalmente il giorno della partenza arrivò.
La sveglia suonò alle quattro e un quarto, Anna. si alzò assonnata, adesso che era arrivato il momento quasi non si sentiva del tutto convinta di intraprendere questo viaggio, la valigia era lì, sul divano, pronta, ma lei si sentiva strana forse perché aveva passato una settimana difficile per mille contrarietà o forse per un certo timore per quanto stava accadendo, partire da sola per la prima volta nella sua vita, andare in una città sconosciuta ad incontrare il suo Master con il quale fino a quel momento aveva solo dialogato per telefono o giocato virtualmente, insomma poco più un fantasma.
Ma fece un enorme sforzo su se stessa, si preparò, prese la valigia mentre suo marito e suo figlio ancora dormivano e chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle uscì dal portone e si diresse alla fermata dell’autobus dove pazientemente si mise, insieme agli altri, in attesa del mezzo che l’avrebbe portata a Roma e da lì verso la libertà.
Durante il tragitto la sua testa si era riempita di pensieri, ancora non riusciva a rendersi conto di quanto le stava accadendo, era nervosa, eccitata e pensava solo che fra poche ore sarebbe riuscita a soddisfare le sue più segrete fantasie, o almeno così sperava.
Una volta a Termini, un po’ per l’ansia ma anche per la pesante valigia, raggiunse trafelata il treno che l’avrebbe portata a Milano, si sedette al posto assegnatole stanca e nervosa, e solo quando il treno cominciò a prendere velocità che cominciò a rilassarsi, più il tempo passava e più la tensione andava scemando finché, cullata dall’impercettibile dondolio del treno sprofondò in un leggero torpore.
Si destò all’altezza di Firenze, guardò l’orologio, mancavano ancora due ore e mezza alla destinazione, troppo tempo pensò, quattro ore di viaggio, ed ancora una volta si chiese se ne fosse valsa la pena.
Guardando fuori dal finestrino vedeva scorrere le rigogliose colline toscane, colme di vigne e castelletti medievali, irruenti torrenti dalle acque limpide, notava come la vivida luce del caldo sole d’inizio estate faceva risplendere ogni cosa.
Dopo Bologna il paesaggio cambiò ed al posto delle ubertose colline davanti ai suoi occhi passava un paesaggio piatto, la Pianura Padana con sterminati campi di grano e di mais che si stendevano all’inverosimile e poi, finalmente Milano.
Scendendo dal treno Anna, nonostante le difficoltà per il peso della valigia, trovò la stazione Centrale a dir poco stupenda con i suoi splendidi affreschi e i bellissimi stucchi in stile ‘800. Doveva raggiungere con la metropolitana il residence che aveva prenotato per lei il suo Master per lasciarvi la valigia per poi andare a pranzo con lui.
Fatto questo ultimo trasferimento in metropolitana Anna percorse a piedi il breve tratto che la separava dal residence, già dalla hall pareva un hotel di lusso, non poteva essere altrimenti essendo posizionato a poca distanza dal Duomo, Anna provò timore e soggezione nel rivolgersi all’uomo della reception, il quale intuendo il suo disagio, le parlò con tono pacato ed un’espressione sorridente.
Espletate le formalità di rito si diresse verso la sua stanza, ma non accorgendosi di gradino la poveretta inciampò, finendo lunga per terra, venne subito soccorsa dai due addetti alla reception ed insieme a loro rise dell’accaduto dopo averli rassicurati che non si era fatta nulla di grave.
La camera era bellissima, al disopra di qualsiasi sua aspettativa, aveva un arredamento elegante, la moquette, un cucinotto con tutte le comodità ed addirittura la jacuzzi nel bagno. Ed infine le finestra davano su uno splendido giardino, Anna non riusciva a credere che il suo Master per incontrarla fosse stato così generoso nel prenotare e pagare di tasca sua un simile alloggio che, ai suoi occhi sembrava degno di una regina.
Si diede una rinfrescata per togliersi di dosso la fatica del viaggio, e tenendo bene d’occhio l’orologio, si cambiò e preparò per raggiungere il luogo dell’appuntamento.
In cuor suo era felice di conoscere il suo Master, sapeva che lui in quel momento si stava facendo 100 chilometri d’autostrada all’andata ed altrettanti se ne sarebbe fatti al ritorno e questo solo per conoscerla nella realtà. Dopo i mesi trascorsi a giocare ed a scherzare insieme nel forum, ricordava con piacere quando, appena iscritta il Master si era proposto a lei, mandandole un link contenente alcune sue fotografie.
Questo gesto aveva sorpreso e lusingato Anna e da quel primo mp era nata un’affettuosa, sincera e complice amicizia, poi quando lei, per ricambiare la cortesia, gli aveva spedito due sue fotografie era stata felicissima nel sapere che il Master l’aveva trovata piacente.
Non aspettò molto, e quando la figura di Verymaster le si stagliò davanti provò una un'emozione immensa e un brivido di piacere le percorse la schiena, non solo nella realtà era proprio come lo aveva conosciuto in fotografia, ma era addirittura più affascinante di quanto si aspettasse, il sorriso di lui la disarmò, i suoi occhi di un azzurro incredibile la illuminarono, il suo viso maturo ed il suo portamento da vero Uomo la incantarono.
Lo ricambiò con uno largo sorriso e quando le sue forti braccia la avvolsero provò una gioia infinita, era come se lo conoscesse da sempre.
Verymaster, portò Anna a pranzo in un delizioso ristorante giapponese e ciò le fece molto piacere che, da vera estimatrice della cucina etnica quale era non le pareva vero di poter assaporare, dopo aver provato la cucina francese, spagnola, greca, araba, tedesca e cinese, anche quella del Sol Levante.
Non fu certo delusa dal locale né dalla compagnia di Verymaster che con bonarietà e pazienza le indicava cosa mangiare, le piacque anche il cibo che prendeva ed assaggiava con una gioia quasi infantile dai piattini che via via le scorrevano davanti su un nastro trasportatore, mentre ammirava con un misto di timore e curiosità i vari chef giapponesi che si destreggiavano in funambolici lavori di coltello.
Il pranzo fu splendido, usciti dal ristorante nipponico si salutarono perché Lui aveva un impegno, dandosi appuntamento al residence un paio d’ore dopo.
Riposatasi un poco della fatica del viaggio Anna si preparò per la sessione di spanking punitivo, che era poi lo scopo della sua venuta a Milano.
Dalla valigia estrasse quanto aveva ritenuto opportuno portare con se da Roma per l’occasione, la classica divisa da scolara composta da una camicetta bianca con le maniche corte, un cravattino nero, una gonna scozzese con il colore nero prevalente, un paio di calzette bianche e per completare il tutto un paio di mocassini neri in pelle.
Dopo essersi vestita e pettinata Anna prese gli strumenti che aveva scelto di portare per la sua prima sessione di spanking punitivo: Una spazzola, un tagliere piccolo, un mestolo di legno ed un battipanni che, dopo averne accorciato il manico, aveva potuto mettere comodamente nella valigia.
Dunque dispose gli strumenti in ordine sul tavolo.
Doveva ancora indossare le scarpe quand’ecco che dalla reception l’avvertirono dell’arrivo di Verymaster, giunto puntuale all’appuntamento; quando bussò alla porta Anna corse ad aprirgli ancora senza scarpe, lo fece entrare pregandolo di attenderla un attimo ed in pochi secondi si presentò al cospetto del suo Master in perfetta tenuta da scolara che Egli dimostrò mostrò di apprezzare molto.
Con un’espressione seria dipinta sul viso però la rimproverò subito perché non si era fatta trovare pronta al suo arrivo e dicendo che questo avrebbe comportato un supplemento di punizione, quindi le chiese se conosceva il motivo per cui si trovasse lì, Anna abbassando lo sguardo, rispose affermativamente, sempre con tono pacato ma severo le chiese ancora quale fosse questo motivo, Anna tenendo lo sguardo abbassato rispose che lei meritava di essere punita per tutte le monellerie commesse sul forum.
Lui annuì con la testa, chiuse la porta della camera da letto e le ordinò di mettersi con il viso rivolto verso la porta e tenendo le mani sopra la testa, cosa che Anna fece immediatamente, poco dopo lo sentì avvicinarsi da dietro, tirarle su la gonna che fermò al punto vita con una spilla da balia, quindi lentamente le abbassò fino a metà coscia le culotte mettendo in mostra il suo immacolato e prosperoso fondoschiena.
Poi, restando ancora alle spalle della donna, le somministrò alcune severe sculacciate che la lasciarono senza fiato per la sorpresa, le tirò su le culotte, andò verso il divano, vi si sedette e, battendo leggermente la mano destra sulla sua gamba, fece capire ad Anna che il momento della punizione era giunto.
Docilmente Anna si sdraiò sulle ginocchia del suo Master ed attese che la punizione iniziasse, sentì le sue mani che con garbo e gentilezza le abbassavano ancora fino alle ginocchia le candide culotte di cotone bianco. Anna si sentiva a disagio trovandosi col fondoschiena nudo sulle ginocchia di un uomo che non era suo marito, ma fu sorpresa di non provare vergogna per questo.
La mano del Master si alzò e vigorosi e severi sculaccioni si abbatterono sul nudo bersaglio, non ci volle molto perché Anna cominciasse a percepire il bruciore di una sculacciata seria data sul sedere nudo, gli sculaccioni furono almeno un centinaio e la donna, temendo che quelle sculacciate fossero solo un preriscaldamento gemette al pensiero del dolore e del bruciore che avrebbe sentito in seguito.
Quindi Verymaster la fece alzare, si alzò anche lui e le ordinò, di mettersi in un angolo della stanza con la faccia al muro e le mani sulla testa, così come stava, con la gonna alzata e le culotte abbassate.
Anna con la coda dell’occhio lo intravide scegliere quale fra gli strumenti posti sul tavolo quale usare per primo, stava per iniziare la punizione vera e propria.
Terminato il corner time le ordinò di piegarsi a 90 gradi e appoggiare le mani sul divano, ed una volta in posizione il Master cominciò con la spazzola. Non appena il primo colpo arrivò sulla natica, capì immediatamente, dal bruciore che sentì, quanto fosse abissale la differenza fra colpirsi da sola con la spazzola durante le autopunizioni ed ora che a colpirla con lo stesso strumento era il suo Master.
I colpi non furono molti, solo una ventina, ma abbastanza forti per far sì che gli AHII, AHHH ed AHUUUU di Anna riecheggiassero per la saletta, mentre le prime fitte di dolore le arrivavano al cervello, a quel punto Lui si fermò ed ordinò ad Anna spogliarsi completamente e di ripiegarsi nuovamente sul divano, lei obbedì, mentre un altro strumento fece la sua apparizione, era il momento della cinghia che lui si era sfilato mentre la donna si spogliava.
Anche con questa furono pochi colpi ma dati con severità e precisione, Anna sentì la sottile striscia di cuoio morderle la pelle ed il bruciore aumentare in maniera esponenziale mentre adesso il dolore arrivava direttamente al cervello.
Dalle sue labbra uscirono le prime suppliche e calde lacrime cominciavano a scorrerle lungo le guance, poi, Verymaster decise che era giunto il momento del mestolo di legno e il dolore che percepì, mentre veniva colpita, fu tale che le si piegarono le ginocchia e tutto il suo corpo fu scosso da uno spasmo. Per questa sua reazione il Master la redarguì severamente ordinandole di mantenere la posizione, ordine al quale la poverina cercò, non senza difficoltà, di obbedire.
Dopo pochi colpi Verymaster si fermò.
Venne il turno del battipanni che nonostante Lui non ne fosse un estimatore, dimostrò di sapere usare con destrezza e severità, annunciando, prima di cominciare, che quello era il supplemento di punizione per non essersi fatta trovare pronta al suo arrivo.
Sotto i colpi estremamente dolorosi del battipanni Anna in singhiozzi e pentita, invocò il perdono per tutte le monellerie commesse sul forum ed quando Verymaster le chiese di promettere che in futuro si sarebbe comportata bene e non da monella irrispettosa impertinente quale era, Anna, tra le lacrime e scossa dai singhiozzi con un filo di voce rispose di sì.
Quando finalmente la punizione ebbe fine Anna, le cui natiche dopo il trattamento col battipanni che l’esperto Verymaster aveva dosato con moderazione erano ardenti ma non portavano segni non troppo evidenti, si accasciò dolorante sul divano.
Quindi Lui l’aiutò ad alzarsi, la accolse in un abbraccio consolatorio e le chiese di andare in camera da letto a guardarsi allo specchio, Anna, vedendo la sua immagine riflessa, fu veramente sorpresa di vedere le sue magnifiche e giunoniche natiche risplendere di un bel rosso porpora sul quale risaltavano, appena più scuri, i segni del battipanni.
Mentre si guardava Lui la raggiunse in camera, la fece sdraiare sul letto a pancia in giù e si dedicò con dolcezza a lenire il cupo rossore di quelle natiche roventi con il delicato massaggio della sua mano usando la pomata all’arnica che Anna aveva portato per dare un momentaneo sollievo all'impertinente fondoschiena giustamente punito.
Quando ebbe finito Verymaster aspettò che Anna si rivestisse e mentre si preparava ad andare via ripresero a chiacchierare per tirare un po’ le somme di quanto era accaduto e per promettersi che si sarebbero rivisti il giorno dopo, quindi si congedò da Lei con un bacio.
Quella notte Anna ancora in preda delle emozioni non riusciva a dormire nella sua mente era ancora vivido quanto le era accaduto nel pomeriggio, il suo fondoschiena le bruciava e ne portava i segni, era eccitata impaurita.
Addirittura, siccome era la prima volta che dormiva da sola, prima di mettersi a letto aveva messo un mobiletto che era nella saletta addossato alla porta che aveva prima chiuso a chiave e solo dopo era andata letto.
La mattina seguente Anna passò la giornata facendo la turista dopotutto era la prima volta che veniva a Milano perciò volle dedicare la mattinata ad una visita al Duomo ed allo shopping, poi quando nel tardo pomeriggio fece ritorno al residence dalla reception le passarono in camera una telefonata dl suo Master.
Verymater la avvertiva che aveva trovato traffico sull’autostrada e che purtroppo avrebbe ritardato un po’, Anna lo tranquillizzò dicendogli di non preoccuparsi e che se fosse arrivata prima lei all’appuntamento lo avrebbe aspettato.
Più si avvicinava l’ora dell’appuntamento e più Anna si agitava e non riusciva a capire la ragione di questo suo nervosismo, era quasi come un’adolescente al primo appuntamento. Quando fu pronta uscì dal residence e si recò in tutta fretta al luogo dell’incontro.
Prima di salire insieme in macchina Verymaster le propose di andare a cenare un po’ fuori Milano per evitare il traffico, la donna accettò con piacere e mentre si allontanavano dalla città chiacchierarono allegramente, Anna gli confidò di quanto le sarebbe piaciuto portare un O ring come segno ineluttabile indistruttibile di appartenere a qualcuno, e Lui, che la ascoltava con interesse, si mostrò d’accordo con lei ribadendo però che soprattutto la marchiatura rendeva definitiva l’appartenenza ad un Master.
Alla parola marchiatura Anna rabbrividì un poco, le tornò alla mente la scena della marchiatura del film “Histoire d’O”, uno dei suoi preferiti, ma pensò anche che fosse giusto essere marchiati se questo era necessario per ribadire al mondo intero di appartenere ad un Master.
Si fermarono nelle vicinanze dell’aeroporto di Linate dove trovarono un grazioso ristorante. Mentre mangiavano gli versò da bere raccontandogli della sua passione per lo spanking, Lui sorrideva e l’ascoltava con attenzione quasi non volesse perdere neppure una sua parola, dopo cena uscirono dal ristorante e si sedettero su di una panchina poco distante, Verymaster l’avvolse in un braccio e lei gli si accoccolò accanto poggiando languidamente la testa sulla sua spalla, stettero un po’ così vicini l’uno all’altra con lo sguardo all’insù a vedere gli aerei che atterravano ed Anna provò una pace infinita.
Mentre stavano facendo ritorno verso il centro di Milano le chiese se voleva che andassero insieme al residence, la donna rispose di sì, tanto più che era stato lui a pagarlo e che comunque non aveva certo problemi. Poco dopo, nonostante avessero trovato traffico arrivarono nelle vicinanze, parcheggiarono e si diressero verso il residence.
Mentre camminavano Lei rimase sorpresa dal fatto che Verymaster la stesse tenendo per mano, involontariamente le venne da ridere e Lui le chiese il motivo di quell'ilarità, Anna la disse che in quindici anni di matrimonio lei e suo marito non erano mai andati a passeggiare mano nella mano perché quest’ultimo lo trovava sdolcinato.
Verymaster disse che invece lui lo trovava un gesto carino ed affettuoso e ciò piacque molto ad Anna.
Una volta saliti in camera la donna gli chiese se gradisse qualcosa da bere, quindi aprì il frigo del cucinino per prendere da bere e quando si voltò con i due bicchieri fra le mani vide che Lui aveva avvicinato una delle sedie della saletta al divano e vi si era seduto; l’espressione del suo viso era seria ma tranquilla senza parlare le porse la mano facendole un cenno con la testa, ad Anna sembrò la cosa più naturale del mondo, dopo aver posato sul tavolo i bicchieri, sdraiarsi sulle ginocchia di Verymaster.
Sentiva dentro di lei una serenità infinita, quasi la stesse coccolando il Master cominciò a colpirla piano sulla gonna mentre la rimproverava con dolcezza, Anna sentì che dopo averle alzato la gonna ed abbassato le culotte le accarezzava le natiche ancora arrossate dalla punizione subita nel pomeriggio, in quel momento si sentì una vera monella.
Questa sua sensazione si accentuò quando Lui riprese a sculacciarla e rimproverandola quasi fosse una bambina e come tale, sentendo il dolore delle sculacciate, iniziò a piagnucolare.
Dopo un po’ il Master smise di sculacciarla e presala per mano la condusse in camera da letto, le fece poggiare le mani sul comò e con la mano destra esplorò il suo fiore segreto scoprendo con sorpresa che lei era bagnata, con un tono da finto burbero chiese ad Anna se per lei era normale che una monella si bagnasse durante una punizione, lei imbarazzata rispose di no e il Master ribadì che così non andava bene, quindi si sfilò la cintura e con questa, nonostante Anna lo supplicasse di non punirla, le colpì il fondoschiena, i colpi non furono ne troppi ne troppo forti ma il dolore che provò mentre veniva cinghiata fu tale da farla quasi piangere.
Il Master si fermò, e dopo essersi sbottonato i pantaloni si sdraiò sul letto, Anna capì cosa lui volesse da lei e senza fare alcuna obiezione fece quello che avrebbe fatto una qualsiasi slave, si inginocchiò di fronte a lui e lo soddisfece traendone entrambi un immenso piacere.
Dopo che ebbe finito il Master la gratificò accarezzandole la testa e mostrandole la sua espressione soddisfatta, quindi dopo che si fu ricomposto l’abbracciò con affetto e la salutò.
Anna, rimasta sola nella stanza, sentì crescere dentro di lei un immenso vuoto.
Il mattino dopo si svegliò nervosa ed agitata, doveva preparare la valigia, il treno che l'avrebbe riportata a Roma sarebbe partito alle 14.30, dunque aveva quindi tutto il tempo per fare tutto con calma.
Sistemò le ultime cose nella valigia e la chiuse, fuori aveva cominciato a piovere e nel suo cuore Anna cominciava a sentire un dolore pesante come un macigno, giunta alla Stazione Centrale si sedette su di una panchina ad aspettare, sola.
Più il tempo passava e più una straziante inquietudine dilagava in lei, calde lacrime cominciarono a scendere lungo le sue guance, le asciugò, si sentiva a disagio ad essere osservata dagli ignari passanti che le passavano davanti.
Arrivò il momento della partenza, salì sul treno e forse anche perché stava sentendo nelle cuffie una bellissima canzone di Vasco, l'inquietudine che aveva nel cuore si trasformò in disperazione e scoppiò in un pianto sommesso e continuo.
Pensava a ciò che le era accaduto nei due giorni precedenti, a Verymaster, a tutta la strada che aveva fatto per conoscerlo, al suo sogno realizzato di essere punita, alla splendida serata passata insieme, a quel poco tempo passato insieme, che per lei, in quel momento valeva una vita.
Ora capiva il perché fra di loro vi fosse sempre stata una grande empatia nei loro giochi nel forum, un filo invisibile, un legame indissolubile li univa, ora Anna sapeva ciò che veramente voleva, appartenergli essere sua completamente ed esclusivamente sua.
Pensò a quanto fosse crudele il destino che le aveva fatto incontrare l'Uomo che inconsciamente aveva cercato tutta la vita, quell'Uomo che viveva un'altra vita distante da lei seicento chilometri; il cuore di Anna si sciolse in un mare di lacrime, aveva vissuto con Verymaster i due giorni più belli della sua vita, pianse sommessamente chiusa nella sua disperazione per tutte le quattro ore che durò il viaggio, giunta a Roma si asciugò gli occhi, suo marito l’aspettava, la solita vita l’aspettava.
Giurò a se stessa che non sarebbe più stata l’Anna che era partita dalla Capitale due giorni prima perché ora più che mai sentiva di appartenere a Verymaster ed a quel pensiero un caldo sorriso illuminò il suo sguardo.